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Un manifesto antiretorico sull’importanza dell’economia localizzata

[Cuba] Convergenza Internazionale sulla Permacultura

International Permaculture Congress - Cuba 2013

International Permaculture Congress – Cuba 2013

Cuba la propria transizione l’ha già avuta: dopo la fine della guerra fredda e la caduta dell’Unione Sovietica, maggior importatore di petrolio a Cuba, l’isola conobbe il picco del petrolio (peak oil). Questo evento portò ad un veloce sviluppo dell’autosufficienza agricola attuata attraverso la produzione di cibo in città e ad una progettazione permaculturale dei sistemi agricoli. Per una settimana, Cuba, diventerà “capitale della Permacultura“, ospitando l’undicesima convergenza internazionale di Permacultura.

Dal 29 novembre al 3 dicembre il fermento a Cuba è alto: moltissimi sono infatti i delegati internazionali che partecipano alla convergenza per confrontarsi intorno a temi legati alla progettazione permaculturale. La convergenza vuole essere un’opportunità di fare rete, attraverso workshops, presentazioni, scambio di esperienze tra permacultori di tutto il mondo. Un confronto teorico e pratico su come attuare la transizione verso modelli di progettazione che tengano conto in modo olistico dei vari elementi che compongono un sistema.

L’evento si sta svolgendo a Jibacoa nella provincia di Mayabeque, ed è stato preceduto da una conferenza internazionale realizzata all’Avana.

La Permacultura è un concetto che mira alla creazione di cicli naturali durevoli e sostenibili. I principi permaculturali possono essere applicati all’agricolutra, così come alle infrastrutture sociali, allo sviluppo del paesaggio, all’architettura, ai sistemi energetici ed ambientali.
I principi della Permacultura ci aiutano a progettare sistemi artificiali, umani e tecnici più sostenibili, al fine di ridurre gli sprechi e di trovare soluzioni che aprano la strada ad un futuro senza lo sfruttamento illimitato delle risorse del nostro pianeta.
Quando si sviluppò, negli anni ’70, la Permacultura andava nel senso di un’agricoltura permanente, che sostituisse le monoculture, per un sistema di produzione agricola che puntasse alla diversità.
Ma permacultura, non è solo agricoltura, o un modo particolare di fare degli orti. La permacultura è una “cultura permanente”, da cui il termine, o meglio, una cultura della permanenza.

Speriamo che a Cuba i permacultori stiano avendo delle splendide giornate di incontro e scambio!

di Gaia Palmisano

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Permaculture International Congress | Link

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La permacultura, il movimento cresce in Sicilia!

Landscape of Vito Lo capo - Sicily - Italy

Crescono in Sicilia gli appassionati della disciplina inventata dall’australiano Bill Mollison negli anni Settanta. Nell’isola il movimento ha
cominciato a prendere piede da 3 anni. Si contano circa 150 aderenti che si occupano di recupero di colture, forestazione partecipata, rigenerazione del territorio, educazione ambientale, coabitazione sostenibile e bioedilizia.
Non solo sistemi sperimentali di agricoltura ecosostenibile, ma un vero e proprio modello di vita, centrato sulla riscoperta del rapporto tra l’individuo ed il suo territorio. Crescono in Sicilia gruppi di permacultura, la disciplina sui sistemi di progettazione per insediamenti umani ecosostenibili, inventata in Australia negli anni Settanta da Bill Mollison e David Holmgren. Gli appassionati dell’isola nei giorni scorsi si sono dati appuntamento all’Ostello Cielo d’Alcamo di Monte Bonifato, per un’assemblea regionale dei gruppi informali di permacultura siciliani.
Dall’ ex poliziotto penitenziario che ha lasciato un sicuro impiego pubblico per abbracciare un ritorno alla terra, alla studentessa controcorrente che torna a coltivare gli aranceti del nonno. Passando per agronomi, educatrici, ricercatori e professionisti “folgorati” da questa idea di agricoltura alternativa che scommette sulla necessità di passare da un modello agricolo basato in gran parte su colture annuali “energivore”, ad uno schema che invece, sull’ esempio degli ecosistemi naturali, punta alla creazione di colture pluriennali caratterizzate da bassi consumi di energia fossile e impiego ridotto di lavoro umano.

“ La permacultura si basa su tre principi: cura dell’essere umano, cura della terra, equa condivisione delle risorse – sottolinea Manuela Trovato, del Gruppo Permacultura Siciliano. Il movimento ha preso piede in Sicilia da appena 3 anni, con il primo corso di 72 ore, ed è in grandissima espansione. Adesso contiamo più di 150 partecipanti attivi. Ci occupiamo di progetti di recupero di colture, forestazione partecipata, rigenerazione del territorio, educazione ambientale, coabitazione sostenibile e bioedilizia”. “Ci ispiriamo ad un modello autentico di convivenza tra le persone e la madre terra, indispensabile soprattutto in un momento storico come questo che subisce la crisi economica, climatica e di risorse– conclude Peppe Arena, altro componente dei gruppi informali di permacultura. Un contesto che sta sostituendo
il sistema corrente basato su consumismo, sprechi e risorse energetiche non rinnovabili. Molti degli aderenti a questo gruppo hanno lasciato il lavoro o un percorso di vita per riavvicinarsi a qualcosa di più etico”.

 

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La permacultura è armonia by Rumundu

Cos’è Rumundu |

Rumundu nasce per dare voce a una comunità di persone, con le loro storie, micro mondi, momenti e stili di vita sostenibili, che si muovono in controtendenza rispetto all’imperante modello consumistico. Ascolterò il punto di vista di chi ha scelto, ad esempio, di vivere in un ecovillaggio, fino a quello dell’amministratore delegato di una multinazionale che “dovrebbe” fare i conti con la responsabilità sociale d’impresa.

Stefano, autore del progetto Rumundu è partito dalla sua Sardegna in sella ad una bici per il mondo per “dare voce” a modi di vivere differenti, nella sua tappa nel laziale fa l’incontro con Emanuela di “Mani nella Terra”

06/07/2013 14:05

La tappa di Roma – o forse a questo punto dovrei dire laziale – è stata diversa dalle precedenti. Inizialmente avrei dovuto incontrare i rappresentanti di alcune istituzioni, ma alla fine mi sono ritrovato, grazie a Marilena Pes, a circa 50 chilometri dalla Capitale per essere accolto da Emanuela “Mani nella Terra” in un’oasi di pace sotto lo sguardo del castello di Nerola nell’incantevole Sabina.

Emanuela, ventisette anni, è una persona speciale, semplice, vera, con sensibilità poco comuni e lo si capisce quando ti parla dell’acqua o del suo orto, anzi, “dell’orto che già c’è” perché Emanuela non vuole “avere”, le basta “osservare” e accorgersi di quello che c’è, appunto, perché di quel che c’è non manca nulla.

Mi ripete più volte che “abbiamo bisogni” da soddisfare ma non “abbiamo bisogno” di niente.

Il suo frigo è il vicino fiume dove abbiamo sorseggiato dell’ottimo vino e degustato ciliegie i cui semi verranno poi lanciati nel terreno… “restituiti alla Terra” – dice Emanuela – “che deciderà dove far crescere i suoi figli”.

Quando parla i suoi occhi brillano e forse brillano ancor di più quando non parla, perché si vede che immagina qualcosa o forse sogna. Si percepisce immediatamente che fa parte di quella categoria di persone vere e trasparenti che per proteggersi deve apparire anche un pochino tosta, spigolosa.

Abbiamo parlato di tutto e “tutto” per Emanuela significa permacultura, qualcosa che lei considera più che uno stile di vita. Per lei è armonia, è vita.

Su wikipedia, alla voce “permacultura” si legge:

“La permacultura è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare bisogni della popolazione quali cibo, fibre ed energia al contempo presentino la resilienza, ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali”.

Per Emanuela la permacultura è una soluzione, una scelta applicabile a tutto, non solo un “metodo” ma più semplicemente l’espressione realizzata di un’intenzione che comprende la totalità dell’essere umano, in armonia con sé e la natura. Il per-corso di Permacultura è un percorso di crescita personale, che si amplia con la condivisione e l’esperienza, il contatto con la Terra e il concretizzarsi di sogni e progetti. Progettare in permacultura è partire dal vuoto. Il vuoto che precede il movimento e la forma, da cui ogni cosa ha vita.

E quindi la cena, il menù, vegano, a base di cicoria, carote, bucce di patate e cipolle cotte in padella con olio sabino, salsa tamari, timo e uvetta e delle ottime patate bollite con crema a base di piselli, cipolla, curry e crema di riso accompagnata dalle note di Amelie, è stata preparata principalmente con quanto raccolto. O, come direbbe Emanuela, ricevuto dalla terra.

In questo momento, mentre scrivo, sono le nove del mattino, piove. Emanuela apre la porta: un ettaro di terra si estende davanti a noi; un tavolo, un’amaca e una vecchia sedia a dondolo recuperata, posizionati studiando luci e ombre; aiuole e semplici passaggi, realizzati seguendo l’intuizione.

Ma la sua attenzione riesce ad andare su una pianta di cicoria in fiore cresciuta oltre i 150 centimetri che mi descrive per diversi minuti riuscendo a farmi apprezzare cose che sinceramente i miei occhi ancora non sono in grado di osservare.

Ritengo questa esperienza uno di quei puntini che con questo progetto cercherò di mettere in fila per poi provare a fare un puzzle Rumundu fatto di semplicità e ritorno al passato. O forse “al tempo presente”, come suggerisce ancora Emanuela.

Grazie (mentre Emanuela direbbe “grazie a tutti di essere qui“).

Stefano

Fonte | http://www.rumundu.com/it